ANNO 14 n° 118
Livingstone in salotto Centrifugato d'amore
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
25/05/2015 - 00:02

di Massimiliano Capo

VITERBO - L’altro ieri la cattolicissima Irlanda ha dato per via referendaria l’ok ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Applicando un principio che a me pare sacrosanto e andrebbe sempre più esteso ad altre attività umane.

Un principio che vede lo stato, finalmente con la esse minuscola, occuparsi di pochissime cose e per il resto ci si auto-organizza.

Soprattutto tra le lenzuola, dove nessuno deve insegnare niente a nessun’altro e chi ci entra sono cazzi del proprietario del letto.

Ed essendo inguaribili spiriti pratici, dare garanzie, anche normative, a ciò che già avviene da anni dovrebbe essere cosa di semplice buon senso.

Invece siamo di nuovo qui a fare il tifo, a sventolare la bandiera dei valori, a indignarci per la fine della cosiddetta famiglia naturale come ai tempi del referendum sul divorzio che avrebbe dovuto distruggere l’Italia e ha semplicemente registrato un mutamento di costume che solo i tardi censori dei comportamenti altrui fingevano di non aver colto.

Tardi censori che andavano dalla destra tradizionale alla sinistra a vocazione pedagogica (cioè tutta) passando per gli allora democristiani, che tali sono anche oggi che non esistono più.

Senza scomodare alcuno dei filosofi o degli scrittori che si sono attardati a spiegarci il come e il perché sia meglio l’auto-organizzazione piuttosto che lo stato onnipresente, la questione si può riassumere così: impariamo a volerci bene. Molto di più di quanto già non facciamo.

E a voler bene a chi sorride all’amore.

Fossero due piselli, due topine, un pisello e una topina o un mix a più voci.

Visto che ora vanno anche di moda, facciamoci un centrifugato d’amore e anche il padreterno sarà felice, certamente più delle sue sentinelle dallo sguardo preoccupato.

Oggi che scrivo è il 24 maggio.

Oggi, cento anni fa esatti, l’Italia è entrata in guerra.

Oggi, vedo in giro per la rete, foto di bisnonni e nonni partiti per la guerra. Bandiere garrule al vento. Rievocazioni, marce, manifestazioni in ricordo.

L’unica guerra che il nostro paese pare abbia vinto.

A me la guerra pare sempre una cosa sbagliata. Allora come oggi.

Anche quando sembra che hai ragione.

C’è una poesia che ne racconta tutto l’orrore. L’ha scritta Giuseppe Ungaretti.

Quando andavo a scuola Ungaretti spaccava. Oggi non so se lo fanno leggere ancora.

Forse dovrebbero.

Scriveva: Un'intera nottata/buttato vicino /a un compagno /massacrato /con la sua bocca /digrignata /volta al plenilunio /con la congestione /delle sue mani /penetrata /nel silenzio /ho scritto /lettere piene d’amore //Non sono mai stato /tanto /attaccato alla vita.

La guerra è questa cosa qui.

Soprattutto, varrebbe la pena ricordarsene quando si rievocano i poveri caduti in quella immonda carneficina.

C’è un video che ho trovato in rete stamattina (e ringrazio Francescaleisachiè di averlo postato) che racconta in poco più di due minuti e con grande efficacia quanto la paura di aprirsi ci impedisca di vivere fino in fondo le nostre emozione.

Ci sono un maschietto e una femminuccia che si dicono di piacersi e decidono di fare l’amore. Lei chiede a lui se ha con sé una protezione e lui risponde di sì. Poi lui chiede a lei la stessa cosa e lei a sua volta risponde di sì.

Ora sono in camera da letto e invece di spogliarsi cominciano ognuno ad indossare una armatura e poi lo fanno così, coperti dalla testa ai piedi nel clangore (che non si sente ma si immagina) dei ferri.

L’armatura è quella che indossiamo pensando di proteggerci, di renderci più forti allontanando passioni ed emozioni, tenendo a distanza l’altro per paura di soffrire.

L’armatura è l’insieme delle teorie che tendono ad ingabbiare la forza tutta biologica della vita.

E’ l’idea di ridurre alla ragione lo spazio dove si affermano sentimenti ed energie ingovernabili.

Dove esplode la sessualità e la condivisione più profonda.

Negandola, invece di affermarla, la vita.

Negandone la capacità espansiva e la forza trasformatrice.

Quella che la ragazzina dai capelli chiari e gli occhi verdazzurri porta con sé ogni volta che sorride stupita vestita solo di cuore.

Il video è QUI

P.s.: per chi volesse, mercoledì 27 il Disucom della Università delle Tuscia organizza un serissimo convegno su Fotografia e social media. Hanno invitato anche me.

Intervengo alle 15. Se vi va sono lì e mi dilungherò su me stesso.

Titolo del mio discorsetto: Io sono m[t]amocapo. Amore cosmico for dummies.

Enjoy.





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